Alessandro Morani (Sasha) [44], Visso, 9 novembre 2017
Mi chiamo Alessandro Morani, ho 44 anni e ci troviamo a Visso. Il tutto ovviamente inizia il 24 agosto, con quella scossa alle tre, tre e mezza di notte che mi ha svegliato e buttato giù dal letto. In quel momento c’è stata tantissima paura, fortunatamente l’abitazione non aveva subito danni enormi, però per precauzione 15 giorni ho dormito in tenda, anche se durante il giorno vivevo ancora la mia casa. La situazione poi si era tranquillizzata, a livello tellurico, per cui col passare dei giorni, a metà settembre, ho trovato il coraggio di rientrare nella mia abitazione, fino al 26 di ottobre. Dal 24 agosto al 26 ottobre, anche se non avevo subito danni materiali all’abitazione, ho comunque subito danni economici, nel senso che avendo un’attività, purtroppo il 24 agosto tutti i turisti presenti nella nostra vallata, Visso, Ussita, Castelsantangelo sul Nera, sono scappati. Sono scappati e quindi io, come tutti gli altri operatori commerciali nella zona abbiamo risentito più a livello economico che a livello di danneggiamento strutturale delle abitazioni o dei locali, per cui un primo danno c’è stato con le scosse del 24 agosto. Dopo di ché dal 26 ottobre, quelle due scosse maledette delle 19 e qualche minuto e delle 21, intervallate da un nubifragio che sembrava finire il mondo… quel giorno purtroppo anche l’abitazione ha subito danni, quindi sono stato cacciato dal terremoto da casa, anche a fronte delle ordinanze di sgombero da parte dell’amministrazione comunale. Il negozio era ancora agibile, quindi ho potuto continuare per qualche giorno, fino al 30 ottobre, a lavorare nella mia attività, nel frattempo però, non avendo più l’abitazione, ho dormito un due tre giorni in macchina qui al campo sportivo di Visso, dove c’erano anche altre persone, e poi un paio di giorni ho dormito all’interno dello spogliatoio. Il 30 ottobre purtroppo la nuova scossa ancor più forte ha disintegrato tutta la comunità di Visso, di Ussita, di Castelsantangelo sul Nera. La nostra comunità. Con le ordinanze di evacuazione totale dei tre comuni, tutta la gente è stata portata, diciamo quasi con forza, al mare presso la costa marchigiana. Io ovviamente ho rifiutato assolutamente di lasciare Visso, per cui insieme ad altre 7-8 persone, che anche loro avevano deciso di rimanere, ci siamo organizzati. Organizzati all’inizio in 2-3 roulotte, quindi dormivamo in tipo 10-12 persone in 3 o 4 roulotte, poi con il tempo, con il passare dei giorni abbiamo cercato di capire meglio la situazione. Ci siamo organizzati con altre roulotte che ci sono state donate e quindi abbiamo fatto gruppo, per poter capire cosa sarebbe successo nel futuro, perché ovviamente a me, ma come a tutti gli altri, è la prima volta che capita una cosa del genere. Trovarsi senza casa, trovarsi senza lavoro, trovarsi senza popolazione: eravamo veramente pochi e all’inizio eravamo alloggiati con queste roulotte vicino al campo dove c’era la mensa dell’esercito. Per una quindicina di giorni, fino circa a metà novembre, mangiavamo lì, c’erano delle docce della protezione civile. Dopo di che abbiamo deciso di organizzarci veramente, poiché era chiaro che avremmo dovuto passare l’inverno nelle roulotte, anche perché le notizie che arrivavano non erano positive: ci dicevano che le casette non sarebbero arrivate prima di sette mesi per cui abbiamo deciso di organizzarci in modo diversi. Abbiamo chiesto se era possibile restare presso il campo sportivo, dove era possibile farci delle docce, c’era un bel piazzale: abbiamo quindi portato una quindicina di roulotte e camper presso il campo sportivo di Visso. Ci siamo organizzati facendo anche una piccola cucina e poi a mano a mano, col passare del tempo c’è stata donata una casetta in legno dove abbiamo creato la nostra sala da pranzo… e altre, forno… e altre cose che ci hanno permesso di allestire al meglio questa nostra situazione di emergenza e di fortuna. Purtroppo col passare dei mesi la situazione non è che è migliorata, le promesse che ci erano state fatte a fine ottobre - primi novembre che le casette sarebbero arrivate nell’arco di sette mesi, quindi maggio-giugno, non sono state rispettate. Questa scadenza è andata sempre più avanti e adesso che siamo di nuovo alle porte dell’inverno, ai primi giorni di novembre e ancora non ci sono le casette, siamo ancora in roulotte, la popolazione è ancora per il 90% sfollata, non più soltanto al mare, ma diciamo che son stati costretti a trovare delle case, ma non qui a Visso… qui a Visso ce ne saranno 10 o 15… purtroppo stanno ad una distanza di 50 o 60 chilometri e per chi lavora qua è costretto a fare da un anno il pendolare, e chi non lavora qua ha trovato lavoro fuori. Questa è la cosa peggiore che poteva capitare, perché in questo modo è stata già sicuramente persa una parte di popolazione e con il passare del tempo si rischia di perderne altra. Ciò significa che se prima del terremoto, al 24 agosto, Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera potevano contare su circa 1800-2000 persone fisse, il rischio è che da qui ad un anno, quando la situazione potrebbe essere normalizzata a livello abitativo, potremmo risultare anche poco più di mille, quindi aver perso un 30-40% di popolazione e questa è una cosa gravissima. È gravissima perché io ritengo che uno Stato moderno come l’Italia, che si ritiene industrializzato, che fa parte dell’Europa, quel giorno, quel 26 ottobre e soprattutto il 30 di ottobre, non aver avuto un piano d’emergenza già programmato è gravissimo: io posso accettare l’idea che per motivi di sicurezza si sfolla della gente ad una certa distanza, ma sempre per motivi di sicurezza e per organizzare i campi dove accogliere di nuovo le persone, ma al massimo un mese, un mese e mezzo. È inconcepibile che a distanza di 12-13 mesi non ci siano ancora delle Soluzioni Abitative chiamate d’Emergenza [SAE], perché dopo un anno la parola emergenza… penso che non abbia più senso: qui parliamo ormai di tempi ordinari. Se io avessi dovuto costruirmi una casa da solo, penso che in 6 mesi una casetta di legno l’avrei realizzata sicuramente. Per cui questa è la cosa che mi amareggia di più, cioè l’aver perso del tempo e quindi di conseguenza perderemo sicuramente una fetta importante di popolazione. Tornerà? Chi lo sa. Potrebbero tornare se le condizioni lavorative lo permetteranno, naturalmente: siamo a Visso, a Ussita a Castelsantangelo sul Nera perché si vive bene, il tenore di vita è buono, a livello di salute l’aria è buona, si sta bene, però ovviamente per andare avanti nella vita servono i soldi e, se non c’è possibilità lavorativa è ovvio che le persone non possono avere un’idea di rientrare. Quindi bisogna mettersi in testa che bisogna fare uno sforzo enorme, che oltre a creare il discorso abitativo, bisogna avere dei tempi strettissimi per far sì che ci sia possibilità di lavoro, che le attività possano riaprire in modo non temporaneo, ma molto più stabile rispetto ad oggi, e che quindi ci sia l’attrazione sia da parte della popolazione che è andata via sia ovviamente a livello turistico di ritornare in queste zone. Ovviamente il fatto che abbiamo una strada statale Val Nerina ancora oggi praticamente chiusa, se non aperta a piccole fasce orarie, che ci collega all’Umbria e ai comuni limitrofi, che erano un bacino commerciale importante per noi, anche questo ci ha danneggiato seriamente. Ora qualcosa si muove, siamo sempre a distanza di più di un anno, ma qualcosa si muove: speriamo che anche questo permetta un miglioramento della situazione, la riapertura della strada Val Nerina è una cosa importantissima, perché ovviamente permette una maggiore circolazione delle persone e altrimenti ci troviamo come fossimo in un imbuto, si arriva a Visso ma non si può andare da nessun’altra parte: né andare verso l’Umbria, né salire verso Castelluccio. Quindi questi sono aspetti importanti, soprattutto per me che lo vivo direttamente essendo un commerciante: vedo cosa significa non avere gente che gira e se la gente non gira e non spende ovviamente il lavoro non si può ricreare. La fortuna vuole che abbiamo una grossa fabbrica qui a Visso che permette a molte famiglie di ricevere uno stipendio fisso, questa forse è l’unica nota positiva che qui ancora c’è. Per cui dal 24 agosto ad oggi, perché io metto il 24 agosto come partenza diciamo del danno economico del paese, il 26 ottobre è il danno materiale strutturale, ma già dal 24 agosto, le perdite sono elevate a livello economico. Che dire, la situazione non è bella. Io normalmente sono sempre molto positivo, quindi vedo sempre il bicchiere mezzo pieno invece che mezzo vuoto, però dopo un anno anche i positivi come me un pochettino perdono le speranze, perché vedi che tu ti dai da fare, cerchi di sforzarti a capire perché, dove si può andare a migliorare le cose, cercare anche di essere d’aiuto, di dare un consiglio, poi però sembra quasi che non si riesce a ottenere niente, non si riesce a capire le colpe di questi ritardi, e quindi uno diventa pazzo… Perché? Un anno fa pensavo, e non solo io ma anche altre persone: che magari dietro c’è un progetto di spopolamento dell’Appennino, punto di domanda? Perché una gestione così scandalosa, diciamolo chiaramente, del terremoto, di questo terremoto, è visibile agli occhi di tutti. Di tutti quelli che son venuti qua e di tutti quello che anche attraverso la televisione, i giornali, ormai si son resi conto della situazione. Nessun altro terremoto, pur se questo è molto più vasto sia del terremoto del ’97, che terremoto de L’Aquila, che il terremoto dell’Emilia… però vedere una disorganizzazione a livello generale così grande, lascia perplessi. Per cui o è incapacità o è malafede, e quindi c’è volontà di spopolare, ma ovviamente spopolando l’Appennino, spopolando questa zona delle Marche, rischiano di danneggiare a livello economico anche i comuni più grandi vicini: se vengono a mancare le persone qua, anche verso la costa vengono danneggiati o se non è la costa è la zona di Macerata, perché comunque c’era gente che da qui scendeva a far spesa o comunque si muoveva verso queste realtà. Ma se questa gente che ora è qua, si sposta in altre realtà, che non sono questi comuni limitrofi, credo che il danneggiamento sia anche per loro. Credo ci voglia un cambio di rotta su tutta la questione. Speriamo che ci sia, perché se queste sono le premesse, ho paura che per la ricostruzione ci vorranno 20-30 anni: se per fare le casette, che sono d’emergenza, ci vorranno a questo punto un anno e mezzo o due anni, per la ricostruzione di un centro storico come quello di Visso, dove ho l’abitazione… c’è rischio che non la rivedrò mai più neanch’io che ho un’età di 44 anni. Son domande che uno si deve fare perché, parliamoci chiaro, qui già ci sono problemi R4, di rischio idrogeologico, dovranno risolvere quei problemi, dovranno fare tante verifiche, per cui il problema è enorme. Il pensare che un centro storico come quello di Visso non possa essere ricostruito, secondo me è follia, però l’intenzione ad oggi è quella. Ho timore che queste realtà possano sparire, perché a differenza di quello che è stato fatto magari in Emilia Romagna, dove hai una pianura, puoi anche delocalizzare un paese di un chilometro o due, ma un paese come Visso come fai a delocalizzarlo? Dove lo sposti? Cioè non c’è possibilità di spostarlo di un chilometro o due. Se anticamente l’hanno fatto lì, e siccome io ritengo che i nostri nonni, i nostri bisnonni, i nostri erano più intelligenti di noi, se l’hanno costruito lì un motivo ci sarà. Per cui nel 2017, ormai alle porte del 2018, non possiamo farci spaventare da problemi idrogeologici, penso che dobbiamo essere in grado di risolverli questi problemi, oppure contenerli. Sapere che Visso non potrà più essere ricostruito, è una cosa che mi fa piangere. Quindi questo terremoto, invece che distruggerci, dovrebbe servire per rilanciarci, per rifare più bello il paese, per ridare opportunità lavorative, quindi anziché perdere la popolazione dovrebbe darci la possibilità di far ricrescere la popolazione, e spero che nelle capocce dei nostri politici questa cosa possa entrare, anche perché la scelta di riempire le città, dove non si vive più, penso che sia una scelta folle: bisognerebbe invece cercare di favorire e cercare di far sì che ci sia un esodo verso queste realtà, ripopolare le montagne, perché è importante, perché anche i bambini vivono meglio in posti così piuttosto che all’interno delle città, dove se c’è la nebbia allora c’è lo smog e i bambini non possono uscire, l’estate fa caldo… queste sono zone bellissime, dovrebbero essere valorizzate di più dai nostri politici, invece che metterli all’interno delle città e farli diventare stupidi. Io sono molto arrabbiato, a volte quasi… che mi vergogno di essere italiano per come ci stanno trattando, è una cosa allucinante e grave. Vedere famiglie con bambini ancora ospitati in albergo, oppure stare in delle abitazioni a 50-60 chilometri quando invece hanno la volontà di rientrare, e non lo possono fare perché non sanno dove andare: io questa cosa la ritengo gravissima, ed è la cosa che mi dispiace di più di questo terremoto, cioè vedere come sono state trattate le persone. Per non parlare ad ottobre quando sono state mandate sui campeggi, e poi a maggio, quando i turisti arrivavano, sono state cacciate dai campeggi: questa cosa anche è gravissima. Non sono pacchi postali! Per cui se io dico sto in roulotte, sì, ma allora, forse, sono stato meglio io in roulotte che queste persone trattate veramente come pacchi. Il mio stato d’animo ad oggi è ancora combattivo, perché tornerò tranquillo quando la gente sarà tornata a Visso, a Ussita, a Castelsantangelo sul Nera, a Pievetorina o comunque quando vedrò che tutta la gente è rientrata, solo allora tornerò in pace con me stesso. Fino a quel momento sarò incazzato nero, come lo sono non dal 26 ottobre, ma dal 30 ottobre, perché fino al 30 c’è stata talmente tanta confusione in testa che ovvio, uno non aveva metabolizzato la cosa: perché a me era capitato di averla viste in televisione queste cose, gente senza una casa, gente disperata e invece adesso mi ritrovo io insieme ai miei concittadini in questa situazione. Per cui sono arrabbiatissimo e tornerò ad avere un minimo di pace solo quando, solo quando la gente potrà tornare alla propria abitazione. La cosa che da qui a 15-20 giorni mi fa stare peggio è che molto probabilmente io alla fine di novembre forse riuscirò ad avere una abitazione, però il sapere che altri miei concittadini dovranno ancora aspettare del tempo è una cosa che mi fa veramente male, perché non è concepibile una cosa del genere. Cioè io avrò della felicità perché tornerò in una abitazione, ma gli altri? Uno potrebbe dire, vabbè, rinunci tu alla tua casetta? Sì, potrebbe anche questa essere una soluzione, però pure io vivo in una roulotte, quanto posso ancora andare avanti in una roulotte? Quindi ripeto, se da un lato ho la felicità perché magari riacquisto un minimo di libertà e un minimo di… calore familiare, anche se io vivo da solo, però ogni tanto vengono a trovarmi i miei genitori, dall’altra parte però mi dispiace vedere persone ancora fuori. Ma questo ovviamente non significa che io come vado rompendo le palle in tutti i cantieri, compreso quello dove dovrò andare io, in modo più assiduo ovviamente, non è che quando io avrò l’abitazione non andrò più sugli altri cantieri a rompere le scatole: ci andrò ugualmente. Proprio perché smetterò di rompere, smetterò di essere rompiscatole, quando tutte le casette richieste saranno terminate e tutti i miei concittadini saranno tornati qua. Allora sarà un giorno di festa qui a Visso. Fino ad allora non credo, fino ad allora non credo proprio. Basta. Intervista video
1 Comment
giuseppe melchiorri
9/12/2017 10:22:16 am
Purtroppo lo sfogo di questo nostro concittadino è la pura realtà e se a Visso non sarà ricostruito il centro storico sarà la fine per sempre, pensiamo ai nostri concittadini che vivono di commercio e non hanno nessuna entrata, come potranno vivere????speriamo che ci sia un cambio di rotta, per trascorrere un sereno Natale per TUTTI!!!!!!!!!
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