Giovan Battista Aleotti (Battista) [21], Ussita (MC), 31 ottobre 2017 Vivo da sempre qui ad Ussita, tranne quando ci hanno evacuato a seguito delle scosse del 30 ottobre e con un mio amico [Stefano Riccioni] abbiamo fatto avanti e dietro [dalla costa] per un mese consecutivo, sono rimasto qui accanto ai miei animali. Dal 24 agosto ad ottobre è stata una cosa molto leggera, il terremoto di Amatrice si era sentito, ma era stata una scossa che non aveva provocato gravi danni, c’era qualche edificio inagibile ma niente di particolare. Tutto il dramma è iniziato la sera del 26 ottobre, quando alle 7:10 circa c’è stata la prima scossa che è stata molto forte con epicentro qui vicino, a Castelsantangelo sul Nera. Io con mio padre stavamo andando da nonna per controllare come stava, perché viveva da sola, ed infatti abbiamo preso la prima scossa dentro casa sua [lo scorso luglio è deceduta]: è andata via la luce, ho pensato «adesso finisce!» ed invece continuava a tremare ed allora ho preso nonna, che essendo anziana non poteva fare uno scatto come un ragazzo giovane, l’ho portata fuori casa. Siamo usciti tutti quanti. Mia madre stava salendo da Visso in auto dopo il lavoro, ed ha chiesto cosa è fosse accaduto perché non se ne rendeva conto. Io le ho risposto: «Guarda c’è stata una scossa fortissima. Andiamo fuori, non rientriamo in casa, è stata molto più forte di quella del 24 agosto.» Molto di più. In un modo totalmente diverso. Da lì siamo andati giù a casa nella frazione Sasso, per cenare, però ovviamente sempre con un piede fuori ed uno dentro perché avevamo preso paura. Ci aveva avvertiti bene ed infatti, abbiamo cenato e da lì a poco è arrivata la scossa delle 21:20, la scossa veramente distruttiva. La peggiore di tutti. Epicentro sempre tra Ussita e Castelsantangelo sul Nera ed è stata fortissima. Io con la mia famiglia stavamo sul pianerottolo di casa, dove stanno le scale, e quando abbiamo sentito la scossa siamo usciti tutti fuori in uno spazio più ampio e siamo rimasti lì fino alla fine. Abbiamo dormito in auto per un paio di notti, poi ci siamo arrangiati qui nella roulotte fino alla mattina del 30 ottobre, che è stata il culmine del terremoto, e dopo il quale hanno evacuato tutto il paese perché non era più possibile restare. È stata fortissima anche se l’epicentro era più lontano, spostato verso Norcia, Preci ma era di magnitudo superiore ed ha ampliato i danni che c’erano già dal 26 [ottobre]. Gli edifici agibili erano pochissimi, come tutt’ora: un ottanta percento delle case sono inagibili. Stiamo aspettando le casette [SAE] in questa nuova area e nel frattempo continuo a vivere nella roulotte. Quest’inverno l’ho passato in un camper dove comunque sia si stava bene, con la stufetta si riusciva a mantenere una temperatura ideale. L’inverno però è stato duro, è stato lungo, è stato uno dei peggiori che ho passato, sicuramente il peggiore perché quando rientri dentro una roulotte non è come quando rientri a casa vicino al camino: se sei bagnato metti ad asciugare la giacca… nella roulotte non metti ad asciugare niente, con una stufetta asciughi poco. Quando facevamo avanti e dietro dopo il terremoto, dalla sera del 30 ottobre abbiamo fatto la spola da Porto Recanati, una distanza di 130 chilometri andata e 130 chilometri ritorno, oltre la spesa del gasolio c’è il sacrificio, perché parti da qui stanco morto dopo aver lavorato tutto il giorno. Poi a volte non stai bene perché hai il raffreddore o altro, ma la strada c’era da farla ugualmente. L’abbiamo fatto, non è stato semplice, però fin qui ci siamo arrivati. Adesso aspettiamo le casette. Dicono che per la fine di novembre dovrebbero essere pronte, anche se ci avevano promesso che sarebbero state pronte il 30 di aprile, cosa che assolutamente non poteva esser vera perché tanto… i politici parlano, ma i fatti parlano più dei politici: se i lavori non iniziano, poi non si possono fare in cinque minuti. Per urbanizzare una zona serve del tempo, serve il personale, servono molti mezzi e che le condizioni climatiche siano adatte perché se inizia a piovere o nevicare… sappiamo che andrà per le lunghe. Adesso ho di nuovo la mia famiglia a Porto Recanati: inizialmente era alloggiata in un campeggio a Porto Recanati, poi è stata sposta a Sirolo e poi a Loreto. Troppe tappe sono state fatte. La mia casa è inagibile come tantissime altre. Ho passato l’inverno qui ad Ussita perché ho un centinaio di pecore che con il passare del tempo sicuramente aumenterò, per fare un’azienda più grande, migliore. Fortunatamente ho una stalla che ha retto molto bene al terremoto, ma ciò non cambia che l’inverno sia stato molto difficile perché abbiamo anche seri problemi d’acqua su a Macereto. Sono due anni che non abbiamo più acqua. Dopo il terremoto del 24 agosto era iniziata a calare fino a non uscire più affatto dalla sorgente, poi verso febbraio dello scorso anno è tornata l’acqua, sembrava che la sorgente fosse riemersa, e invece quando siamo tornati su ad aprile-maggio l’acqua non c’era più. Tutta questa estate, il comune ha trasportato l’acqua con l’autobotte per far bere gli animali. Speriamo che anche questo problema venga risolto col passare del tempo perché ci vuole tempo, ci vuole pazienza. Lo scorso inverno ci siamo organizzati, noi pochi rimasti qui in zona, con altri gli allevatori, i carabinieri, per mangiare in una casetta di legno presso il Parco Ruggeri, dove adesso è sorta la nuova area commerciale. Fino a tutto dicembre invece, avevamo mangiato nella tenda della Protezione Civile… ma qui l’inverno è molto rigido: anche se il clima è mite, la notte fa delle consistenti gelate. Infine abbiamo iniziato ad utilizzare quella casetta di legno, che ci ha ospitato per tutta la durata dell’inverno finché non ha riaperto il locale della zona, La Mezza Luna. Abbiamo ricevuto parecchi aiuti, tanti da persone molto generose che ci hanno donato fieno, mangimi e tantissime altre cose. Video intervista
1 Comment
|