Concetta Somma [55], Leonardo Benedetti [22], Aschio fraz. di Visso, 23 novembre 2017
Leonardo: Sono Leonardo Benedetti, vengo da Visso, una frazione Aschio, ho 22 anni e son terremotato: il 24 agosto ancora non aveva avuto danni e invece dal 26 [ottobre]… Concetta: No. Il 24 agosto casa non era stata danneggiata ma tutte le altre strutture sì. Leonardo: Siamo fuori di casa in questa struttura provvisoria e tutto il resto, stalle, garage sono tutti danneggiati. Subito dopo il terremoto sono stato portato a Porto Sant’Elpidio, perché la gente era stata mandata via, e sono restato lì fino alla di fine gennaio e inizi febbraio, poi ho trovato questa sistemazione perché avendo il bestiame non potevo restare laggiù. Adesso qui la vita non è facile perché le quotidianità non ci sono più, non esiste più un giorno normale, e intanto aspettiamo queste famose casette che non arrivano… qualche cosa sta in movimento ma non se sa esattamente quando verranno consegnate… Certo, secondo me ci poteva essere una spinta in più dallo Stato, penso, per cercare di fare prima, però al momento stiamo ancora fori casa dopo un anno e non si sa ancora quando entreremo se non forse dopo il 2018 Concetta: Non mi viene niente, non so che dire… Leonardo: Questa è mia madre, Concetta Somma, sta insieme a me. È venuta dopo… Concetta: … da marzo in poi… Leonardo: … da marzo in poi ha cominciato a venire qui dal mare perché non poteva stare, le dava fastidio restare lontano da me e… anche lei, è difficile per lei la vita quassù. Anche fare una semplice lavatrice diventa un problema. Concetta: Ho lavato nella fonte, lavavo i panni, i piatti, tutto. Andavamo a fa i nostri bisogni fuori, e stiamo ancora in queste condizioni finché non ci danno la casetta. Leonardo: Eh, purtroppo così. Più… Concetta: Ci arrangiamo, andiamo avanti finché non ci danno queste casette. Per dicembre hanno detto… speriamo… di far nascere il Bambin Gesù in un ambito, in una casetta più umile di questa, perché questa è proprio una baracca, proprio non ci si può vivere. Leonardo: L’unica cosa che aspetterei è di fare la ricostruzione velocemente, perché almeno i sacrifici dei genitori, dei nonni, potessero almeno dopo che abbiamo pagato le tasse, abbiamo pagato tante cose e ancora dopo un anno qui non s’è neanche mosso un pelo di niente… Ti dispiace solo perché ci sono stati spesi soldi, sacrifici: le case, l’attrezzatura, la stalla, tutto quello che che avevi prima, perché ti sentivi… magari prima del terremoto gli davi meno valore alle cose, invece pensare che prima avevi un impero e adesso sei rimasto con le pietre e i ferri… hai tutto fuori, non hai più posto neanche per un sacco di mangime, non hai più posto per qualsiasi cosa, tutto sta fuori: i trattori stanno fuori, l’attrezzatura sta fuori… si danneggia, si usura. Ti dà fastidio solo che non è stato dato quello che veramente doveva esse dato… però purtroppo è così. Concetta: L’Italia… l’Italia che va così alla rovescia, basta. Io non parlo più. Leonardo: La sera del 26 ottobre sono rimasto bloccato a Visso, non potevo tornare quassù ad Aschio perché la strada di Villa Sant’Antonio [fraz. di Visso] era bloccata dalle macerie e quindi non potevo neanche andare a vedere quello che erasuccesso a casa, agli animali, e a tutto il resto. Sono rimasto bloccato fino alle quattro, quattro e mezza de mattina. Ci siamo aiutati, io ho aiutato a scaricare da una camion le brandine per dormire la notte… Ci siamo dati da fare, ognuno di noi s’è dato da fare per quel che poteva… ho aiutato i carabinieri, però ovunque ti girassi vedevi che era tutta desolazione, e dove guardavi erano pietre e polvere, gente che urlava, pioveva a dirotto e era… s’era persa la cognizione di dove stavi, del tempo che passava o non passava: non ci si capiva praticamente più niente. Poi alle quattro sono tornato quassù e ho trovato un disastro, in certi punti dovevi procedere a piedi perché erano cascate giù case, edifici che non potevi passare, non potevo neppure andare a casa per vedere come stava. Avevamo preso qualche cosa prima con la scossa delle sette e mezza, ma solo il necessario… qualche soldo, qualche cosa, una giacca e siamo andati via, siamo andati… siamo venuti qui al paese, poi… siamo andati a Visso. Concetta: In paese non c’era posto dove metterci, dovevamo dormire dentro una macchina e allora siamo rimasti a Visso proprio perché stavano mettendo su qualche tenda per un riparo per la notte, però noi dormivamo in macchina ed era freddo, allora… Leonardo: Ho dormito due giorni, quasi, tre, dentro la mia jeep e non mi ero fatto una doccia, portavo ancora tutti i capelli sporchi di calcinacci e poi alla fine con altre persone ci hanno mandato a Porto Sant’Elpidio e siamo andati… Concetta: … credendo che saremmo restati pochi giorni… Leonardo: … credendo che saremmo restati pochi giorni, poi alla fine s’è rivelato che su non avevano fatto ancora una struttura, niente, e ci siamo dovuti adattare meglio che potevamo. Inizialmente ho fatto avanti e dietro dal mare per un periodo, ma non era una cosa fattibile. Era più il tempo che stavi in macchina che quello che riuscivi a fare quando venivi su. Poi quando era una cert’ora dovevi andare via perché sennò se faceva troppo tardi… e i chilometri erano tanti, le spese erano tante… poi venivi su non e non avevi neppure una struttura per mangiare un panino al riparo, se pioveva non avevi dove metterti a riparo, e niente… o t’arrangiavi come meglio potevi oppure non c’era altro modo… Poi alla fine… Concetta: … hai trovato questa struttura… Leonardo: …ho pensato di fare un po’ di lavoretti qui dentro per viverci almeno decentemente, perché altrimenti sarebbe stato troppo freddo, ho messo l’isolante… di cose ne ho fatte tante ma comunque qui manca il bagno, mancano tante cose… Anche per farsi una doccia devi sempre ricorre a qualche amico che magari ha o un container con la doccia o qualcosa… Ho messo la lavatrice da una parte ma comunque sta fuori e si può gelare, non è che poi sta proprio… Però hai dato una mano. Poi ho avuto altri problemi a far montare i tendoni delle stalle, ed ho dovuto andare a giù parecchie volte a farmi sentire… Concetta: Eravamo i primi a dover ricevere questa stalla. Leonardo: In ordine eravamo i primi… Concetta: … eravamo i primi… Leonardo: … e invece… Concetta: … avevano pure messo la struttura per montarla però ad un certo punto l’hanno portata via perché avevano fatto un errore… Leonardo: … perché avevano fatto un errore e l’avevano messa proprio sotto i fili dell’alta tensione e per legge non ci può stare, ma poi invece di spostarla e di far corregge subito l’errore… Concetta: … hanno fatto passare mesi… Leonardo: … hanno fatto passare all’incirca otto mesi e… ancora… l’hanno finita di montare ad agosto del 2017 dopo un anno dal 24 [agosto], perché le stalle erano danneggiate dal 24. Ad oggi ancora devono finire di montare i fienili e… non so se la cosa finisce con noi o se anche altre persone, non se e quando finirà la cosa. È ancora tutto una casino, non si sa quello che è… Mi hanno danneggiato parecchio, perché l’attività è andata a rilento, si potrebbe esser fatto molto di più e invece sono stato legato per certi aspetti… e quindi niente… ti rende l’attività più difficile, ti mortifica non riuscire ad andare avanti con quello che che avevi prima e che non hai più, quindi… rimani sempre legato finché non ti ricostruiscono. Mia madre prima lavorava a Macereto, ed ha perso anche quel lavoro perché il santuario è inagibile. Lassù faceva la custode e un po’ di manutenzione. Quindi siamo rimasti… Concetta: … a terra… Leonardo: … i lavori zero… Oltre a tutto neanche più il lavoro, perché lei bene o male, quei nove mesi lassù lavorava, prendeva uno stipendio e invece adesso non fa più neanche quello, quindi anche la parte… Concetta: … economica… Leonardo: … economica ha subito parecchio calo. Il terremoto c’ha danneggiato completamente. Concetta: Adesso so che hai staccato [il registratore] e mi viene da parlare. Io sono fatta così, che devo fare? Comunque questo è il terzo terremoto che mi faccio. Quello dell’Irpinia è stato tanti morti, tanti, ma veramente tanti morti e allora io ero ragazzetta… Era di domenica, sempre di novembre. Un freddo, comincia come quando la terra si muove, come se si muovesse tutta l’atmosfera: capito come? Ha anche iniziato a piovere. Io e una mia cugina ci siamo messe a correre dai giardini fino a casa, in mezzo ai palazzi che potevano crollare… proprio la cosa che non riuscivi, la paura no? Cioè non ti rendevi conto che tu non potevi passare sotto i palazzi. La terra tremava, anche lì la forza era bestiale, perché quel terremoto ha sterminato tutta l’Irpinia. Ma eravamo giovani… siamo stati otto o dieci giorni dentro a una macchina, la famiglia mia era di otto persone. Poi siamo andati in una struttura, che era un istituto scolastico, era la prima scuola che facevano dove stavo io, a Torre Annunziata, questa scuola era la prima in Europa: noi terremotati li abbiamo invasi e ognuno si è fatto un pezzo di stanza, come dire, si è messo un letto per i figli, perché non è come qui uno o due figli… eravamo cinque, sei, dieci figli e dentro a quelle scuole ci siamo rimasti tre anni, poi dopo tre anni ci hanno dato i container e dentro i container siamo stati sette anni, sette anni… una mia cognata mia erano dieci figli… padre e madre dodici: ti lascio immaginare con due stanzette e una cucina. Non so se conosci un container normale: i letti a castello, invece di essere due uno sopra l’altro ne erano tre: in una stanzetta dormivano solo sei figli. L’inverno era freddo, c’era la tramontana del mare e in estate si moriva dal caldo. Poi mi sono fatta il terremoto del ’97, ringraziando Dio alla casa non era successo niente, c’erano mio marito, mia suocera e pure nel ’97, quel periodo è stato un periodo brutto pure per me. Io stavo giù a Napoli perché mamma stava per morire, ho lasciato lui [Leonardo] qui con mio marito che aveva due anni. Pure quella volta il terremoto ci ha danneggiato tutte le strutture esterne ma non casa: siamo andati avanti, invece proprio quest’anno, questo del ’96, 2006 uh… Leonardo: 2016 Concetta: 2016 è stato tosto perché già eravamo deboli fisicamente di testa e di cuore, e l’ho vissuto male male male. Piano piano speriamo che le cose… non tanto per noi che… io ormai ho 55 anni, non è che mi frega più niente… Voglio dire, io vivo per lui e speriamo che gli diano l’aiuto per questa attività, speriamo che gliela diano a questi giovani la possibilità di andare avanti! Se almeno vanno avanti questi giovani, vanno avanti i paesi, va avanti Visso, va avanti… capisci come? Ma se non gli danno una mano a questi giovani a chi li devono dare? Ecco. Perciò i terremoti ci sono stati sempre, però bisogna andare avanti, questa è a cosa. Intervista video (VR 360)
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