Stefano Riccioni (Buttero) [38], Michela Paris [31], Diego [5], Emma [4, ]Ussita (MC), 22 ottobre 2017 Michela: È iniziato tutto con la scossa del 24 agosto: piena notte, la luce era saltata, eravamo in pieno panico dentro casa perché non ce l’aspettavamo. Quella stessa sera ci siamo trasferiti nel campeggio il Quercione, dove ci siamo trattenuti fino alle scosse di ottobre. Saremmo rientrati a casa il lunedì, ma poi la domenica [30 ottobre] è successo il caos. Non siamo più rientrati. Speravamo di essercela cavata col terremoto del 24 agosto e invece, con le altre due scosse ci ha messo in ginocchio perché siamo stati mandati a Porto Recanati. Io con i bambini stavo giù, Stefano è rimasto qui ad Ussita. La situazione è andata avanti per quasi un anno, siamo tornati quassù a giugno. In questi mesi in cui ho dovuto fare avanti e dietro, i bambini stavano giù, lui scendeva una volta ogni tre giorni. La famiglia era praticamente divisa: è stato questo che ci ha devastato ancora di più. In questi mesi passati a Porto Recanti le persone sono state veramente solidali perché ci hanno veramente aiutati, ci hanno dato una mano. Però un conto è Porto Recanati, un conto è casa. Più di altro, è lo stare insieme che ci è mancato tantissimo. A giugno, finito l’asilo a Loreto, abbiamo deciso di fermarci temporaneamente in camper, e sono tornata in attesa ad Ussita con i bambini, perché non abbiamo ancora niente, della casetta e delle stalle. Ci siamo organizzati con gli altri ragazzi che sono rimasti, Stefano ha passato quassù tutto l’inverno e siamo ancora un po’ accampati. Stanno facendo le gettate questi giorni, sia di casa che delle stalle: speriamo che duri il sole e il tempo buono per poter finire tranquillamente tutti i lavori. Stefano: C’è stata la decisione di mandare via tutti. Lei è andata al mare, io mi sono dovuto fermare perché abbiamo il bestiame. Abbiamo passato un’invernata lunghissima. Prima di tutto per la lontananza dalla famiglia, dai bambini, da Michela e poi da tutta la popolazione che è stata tutta completamente disgregata. Tra qualche amico e qualche conoscente che è rimasto perché doveva, si è creato questo piccolo gruppo di persone ed abbiamo passato l’inverno tutti insieme, cercando di darci una mano per quello che era possibile. In primavera le cose sono iniziate ad andare un po’ meglio. Michela e i bambini sono tornati sul camper. Abbiamo passato un’estate abbastanza calda sul camper… Poi cercando siamo riusciti a trovare questa casetta, che per quanto piccola e scomoda, è però sicuramente meglio di un camper. Il terremoto è stata un’esperienza bruttissima. Ha devastato case, famiglie, tessuto sociale. Non penso che si riprenderà una situazione come quella precedente al sisma, forse sono pessimista, ma ci vorranno anni ed anni per ripristinare qualcosa di buono. A parte i danni, quelli strutturali delle cose, c’è tutto un discorso di turismo, di gente che se n’è andata e non tornerà, di famiglie giovani che hanno deciso di cambiare totalmente vita e quindi sicuramente niente sarà più come prima. Il terremoto deve ancora venire. L’importante è la pelle... tutto si ricostruisce, tutto si rifà. Oddio forse proprio tutto no, perché il bene materiale si ripristina, ma c’è gente che ha perso veramente tutto. Ha perso la famiglia anche solo perché la gente s’è [separata]… reazioni diverse da diversi caratteri, hanno provocato cose che uno non si sarebbe mai aspettato. Stefano e Michela: Ha tirato fuori il peggio ed il meglio delle persone. Michela: Da persone cui forse ti aspettavi una mano, non te l’hanno data e neanche ti hanno chiesto se ti serviva, e persone invece che non te lo saresti mai aspettato, che stavano lì già senza che neppure glielo avessi chiesto ed avevano già teso la mano. Nei momenti difficili viene fuori quello che sei, quello che vuoi: viene fuori la chiarezza. Tante persone si sono rivelate quello che erano alla fine. Stefano: Nel bene e nel male. Michela: Nel bene e nel male, sì. E su tante persone ti ricredi perché non gli avresti dato un soldo di fiducia e invece hanno tirato fuori il meglio. Stefano: O perlomeno ci hanno provato. Michela: Forse prima non lo vedevi neanche perché davi per scontato che non erano così… Non lo vedevi… Forse non lo vedevamo. Perché alla fine penso che non… Stefano: Non conoscevi il lato di quelle persone. Michela: Se vai a guardar bene si comportano come si comportavano prima, solo che eravamo proprio noi a non vederlo. Questo è quello che penso. Ha aperto gli occhi anche a noi: adesso vedi la vita e le persone con un altro occhio. Alla fine il terremoto è una cosa naturale, non possiamo farci nulla, ma l’assurdità è morire sotto ad un terremoto. Quello che è veramente assurdo? Che succeda nel 2016… questo è assurdo. Stefano: Eppure succede! Michela: Adesso come adesso, rientrare dentro una casa di cemento non mi passa neanche per l’anticamera del cervello! Ho paura! Ho paura per me, ho paura per i figli, ho paura per.. Ho paura! Non ce la farei, anche perché la botta è stata veramente grande. Raccontarla a persone che non l’hanno vissuta sembra assurdo, descrivi delle cose che.. Io, quando lo dico, mi metto anche nei panni di chi mi ascolta: quando gli dici che la mia macchina fuori casa oscillava, che cioè faceva effettivamente così, non ci crede assolutamente. E invece era così. Era talmente forte che se non lo passi non te ne rendi conto. Stefano: Le devi vivere queste cose, sennò non le capisci. Michela: Ti dicono ti metti sotto al tavolino.. Ma il tavolino non sta fermo, ti devi spostare col tavolino, devi camminare dietro al tavolino.. C’è andata bene, tantissimo. Alla fine ha riaperto anche il bar, ha riaperto l’alimentari… Hanno riaperto dopo un anno, per carità, però quando ci ritroviamo tutti quanti lì e ne parliamo… è questo che conta, che ne parli! Perché siamo tutti vivi, alla fine la fortuna è quella! Sì, casa ti può dispiacere, però siamo vivi. Abbiamo rischiato di morire! Di cosa vogliamo parlare!? Non si può parlare di altro. Stefano: Sicuramente sarà un’occasione per dare una scremata su chi veramente aveva voglia di restare qui e costruire qualcosa e su chi invece stava un po’ in dubbio, non tornerà più. Michela: Quello che mi fa brutto è che tante persone non si rendono conto che rischiavano di morire, che c’era questa possibilità e mettono davanti ancora.. Stefano: ..le cavolate, le discussioni per le cavolate.. Michela: ..discorsi superficiali, che secondo me non.. Stefano: .. casetta dieci metri, casetta 20 metri. Il peggio sarà… T’ho detto il terremoto deve ancora arrivare qui. Il terremoto saranno anni di attesa, anni che non vedrai in giro turisti, gente che pensavi di vedere. Vedrai ditte, gente che sta lavorando, ma sicuramente non vedrai i ragazzini a giocare a pallone in piazza. Purtroppo sarà così. Arriveranno un miliardo di ditte e basta. Camion. Ruspe. Operai. Michela: Sì però se si mettono bene le basi.. secondo me si può partire. Stefano: Sempre però che vent’anni devono passare per vedere qualcosa di “normale”. È inutile a dire: i danni sono tanti. Chi vuole restare deve restare e deve avere la possibilità di crescere, questo è importante adesso. Di crescere, di fare, di poter provare a fare e invece qui, adesso, provi nonostante tutto a fare una cosa, e hai sempre le mani legate. Michela: La burocrazia è una cosa… Stefano: …è una cosa grave. Michela: Viviamo giorno per giorno, come Rambo ahahah. Come vivi adesso? Giorno per giorno. Stefano: Giorno per giorno no, però non pensiamo poi così a lungo perché qui le cose… L’abbiamo vissuto, le cose possono cambiare da un giorno all’altro, totalmente. Ti puoi mettere in testa quello che ti pare, ma con un giorno ti resetta tutto. Ti azzera. Fare, cercar di fare, di far bene, però.. Io penso che valorizzerà la vita, questa esperienza ti deve valorizzare nella vita, nel senso che devi capire che la vita è fatta di… Michela: Ti deve far apprezzare la vita più che altro. Stefano: Ecco, far apprezzare la vita. Michela: Cioè vivi! Vivi! Perché su questa vita ci devi vivere. Stefano: Lavori, fai, triboli... Poi in realtà devi capire che la vita va anche vissuta perché poi da un giorno all’altro non hai più niente. C’è gente che ha perso familiari che sono morti, gente che ha perso la casa, il lavoro, gente che ha perso familiari perché non sono morti ma se ne sono andati, e l’ha persi ugualmente. Sono brutte esperienze. Però penso che nonostante tutto, per mezzo di un evento così, te ne fai un po’ una ragione di tutto, tanto che puoi fare? Non puoi fare niente. Ti prendi le cose per come sono. Michela: No, si può migliorare perché la prossima volta… Stefano: Sì, può servire da lezione per determinate cose, ma per altre no. La paura… cioè ste cose tu non le puoi spiegare. Michela: La paura la puoi superare stando dentro una casetta di legno, senti la scossa, stai sicuro, sai che stai sicuro e continui a rimanere qui. Però devi stare sicuro. Non è che puoi stare con la paura che ti casca il comignolo sulla testa, un coppo sulla testa. Adesso come adesso, ma poi anche tra due anni, non è che tra due anni ci scordiamo e continuiamo ancora… Stefano: Eppure le gente si scorda, Michela. Michela: La gente si scorda perché non l’ha vissuto! Io l’ho vissuto e non mi scordo! A me, adesso come adesso, solo la casa di legno, punto! Stefano: Sì, ma poi arriverai un giorno, avrai una casa… Michela: Sempre di legno! Stefano: Che magari te la ricostruiscono… Michela: Io anche nel 1997 ho avuto veramente paura. Io ho sempre avuto paura dei terremoti. Stefano: Tutti hanno paura dei terremoti. Michela: Appunto, non si può sapere: quindi casetta di legno. Sicura. Può fare altre tre mila scosse... però quando dormi sicuro e sai che la famiglia tua è al sicuro, stai apposto. Stefano: E sì, però c’è pure gente che non ha lavoro. Adesso è complicata la cosa. Michela: Il lavoro… Io penso, che piano piano riprenderà tutto. Stefano: Ci vorrebbero posti di lavoro a gogo adesso. Se uno riuscisse a inventarsi qualsiasi cosa per poter far restare qualche famiglia in più… Sarebbe fondamentale, però che t’inventi qui? Non lo so se è passato, io sono ancora convinto che il peggio deve venire. Michela: Ah, quello è sicuro! Stefano: Stiamo qui nella fase iniziale: il terremoto, la paura, ci siamo salvati, un anno fuori, un anno a tribolare, può darsi anche un altro anno.. Però poi, non è detto che siano tutte rose e fiori. Può darsi che sia pure un casino uguale. Michela: Vabbè, pensiamone una per volta. Stefano: Non ci si può far niente. Bisogna vedere che piega prende tutta la situazione. Michela: Intanto facciamo quello che dobbiamo fare, poi… poi piano piano vediamo. Video intervista
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