Patrizia Vita [48], Ussita (MC), 12 ottobre 2017 Sono nata e vissuta a Ussita fino ai 23 anni, poi sono stata via vent’anni e infine tornata nel 2012 con l’idea di costruire un nuovo progetto di vita sia professionale che personale. Avevo aperto un B&B a Sorbo, La Casa dell’Ortigiana: la mia idea era di creare un punto non soltanto dove dormire, ma dove far nascere idee, situazioni sentivo vicine. Il 24 agosto avevo otto persone al B&B, dormivo nelle dépandance nell’orto, non mi sono resa conto subito della situazione, solo quando è iniziato a cadere tutto a terra, ho capito quello che stava davvero succedendo e la sensazione terribile è stata: io ora esco, la casa è giù e gli ospiti sono morti. Così non è successo per fortuna. Da quella notte ho preso consapevolezza che quella casa lì non mi proteggeva più, non era più la mia casa, non era più un posto sicuro. Ci entravo solo accompagnata dagli amici: dal 24 agosto al 26 ottobre ho vissuto in una condizione di terrore. Avevo paura, paura che potesse succedere ancora. Razionalmente cercavo di combatterla questa paura perché la mia casa era il mio lavoro, mi dicevo che gli ospiti pian piano sarebbero tornati e che, assieme a loro, avrei ritrovato il coraggio di ricominciare e cacciare l’ansia. Poi è arrivato il 26 ottobre che ha decretato la fine del mio progetto. Sono uscita di casa con le scosse delle 19 e non ci sono più entrata. Dopo le scosse del 30 ho capito che non solo non ci sarei più entrata ma che la casa deve essere demolita. Dopo questa notizia, paradossalmente, mi sono sentita più leggera, la casa non sarebbe stata più il mio nemico. È stato il terremoto delle persone, abbiamo incontrato tante persone che ci hanno sostenuto, e per noi è stato fondamentale. Cosa possiamo fare per la comunità: ricominciare con uno spirito più collettivo e meno individualista. Dobbiamo essere consapevoli che questo posto sarà un’altra cosa ancora, che non sarà quello che era fino al 23 agosto. Io spero che siamo tutti consapevoli di questa cosa, che sarà tutto diverso con una comunità da ricostruire in un posto sicuro. Conoscere le persone per quello che sono e non per sentito dire o in base a ciò che mi raccontano, questa è una delle cose che ho imparato quest’inverno. La natura che ci circonda si può trasformare, si può arrabbiare, ci può far paura ma è il suo corso, siamo noi che ci dobbiamo adeguare. Non è il terremoto che uccide le persone, ma sono le case che uccidono le persone. Video intervista: parte 1, parte 2
2 Comments
31/10/2017 07:45:51 am
Il cantiere per il Cammino delle Terre-Mutate è aperto Patrizia ti aspettiamo a camminare insieme anche l"anno prossimo per la seconda edizione della Lunga Marcia nelle terre del sisma
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antonio
21/12/2017 09:34:04 am
Cara Patrizia. Una grande emozione leggerti e dato che ho attraversato quelle zone con la "lunga marcia", anche capirti. Il mio augurio per l'anno che viene è : ama ancora le creature di bellezza/non aver paura della notte scura/se cadi para e ripara/tuona ancora qualcuno sentirà. Buon anno resistente.
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