Renato Marziali, Casali fraz. di Ussita (MC), 4 gennaio 2018 @Cupi Marziali Renato, di Casali frazione di Ussita, ed ho l’età di 73 anni. Il terremoto di agosto [2016], è venuto di notte e io non ho avuto tanta paura perché dormivo, mi sono svegliato ed ero abbastanza tranquillo. Poi m’hanno cominciato a chiamare, hanno cominciato a fare un po’ di confusione, la gente è scappata. Io però non sono scappato fuori di casa. La mattina erano tutti quanti in subbuglio, era pieno de gente de Roma, della città, di quelli che hanno la seconda casa: era pieno. Quello che m’ha fatto un po’ brutto, più del terremoto, è stato che la sera non c’era più nessuno. L’autunno in genere sin dalla fine di agosto, la gente comincia ad andare via piano piano... Ma dalla mattina alla sera, restare solo: noi eravamo 7-8 persone a Casali… la sera sì, m’ha fatto un po’ senso, veramente m’ha fatto senso. Potrei pure citare una frase di Dante che dice: «Nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria; e ciò sa 'l tuo dottore.» ¹ Questa è una frase che mette in bocca a Francesca da Rimini… e veramente quando la sera, più che il terremoto, quel fatto de essersi ritrovati 7-8 persone lì nel paese che era pieno, ecco quella era la cosa che m’ha fatto più brutto. Tempo dopo, una sera stavamo lì con un mio amico… tanti ad esempio hanno paura, scappano subito col terremoto... c’è stata una forte scossa di terremoto, non ci siamo, siamo rimasti così. Abbiamo detto: «Gorbu quanto è forte!» E poi questo e quello, qualche frase così… Dopo una mezz’oretta, tre quarti, non mi ricordo se un’ora, c’è stata quella scossa più forte, casa faceva così bubum bubum bubum… sembrava una nave in tempesta casa. Porca puttana siamo rimasti un po’… però non ci siamo alzati… no ci siamo mossi da casa neppure quella volta. Non ce siamo mossi. Quando è finito, è stato lungo, il secondo è stato lungo… quando è finito, mi sono dato una guardata attorno e a casa, lì in cucina, non gli aveva fatto niente. E dico: «Gorbu, e ‘sta casa è de gomma?». Ho avuto la sensazione, mentre c’era il terremoto, che sarei finito in mezzo alle macerie da un momento all’altro: ho avuto proprio quella sensazione. Quando c’è il terremoto di paura ne ho tanta, però non mi muovo, mi fa quell’effetto. Tanti scappano via: io no, io sto fermo lì finché non è finito, non mi muovo. Dopo siamo andati a dormire su una casetta di mio cognato, sopra è di legno e sotto è in muratura: siamo andati a dormire con una figlia, dopo è venuta pure quell’altra. La domenica mattina, quando c’è stata la scossa più forte, io stavo andando su a Casali, la sera avevo fatto il fuoco… A casa mia c’era qualche crepa all’ingresso, qualche crepetta in camera: attaccata c’è una casa che è stata danneggiata a cui non era mai stata fatta manutenzione, ed ha provocato qualche crepa anche a casa mia. Insomma qualcosa ci sta... Allora la domenica mattina io stavo andando, la sera avevo fatto il fuoco del termo-camino, e m’andavo a fare il bagno, avrei fatto colazione a casa mia, ma quando che ero ormai arrivato pochi passi ipù avanti della fontana, ha cominciato bububum… Sono tornato indietro, lì davanti l’ambulatorio, al rifugio: la montagna Monte Bove s’era coperta de polvere, sembrava nebbia, e non si vedeva più, è crollato un pezzo della facciata della chiesa e un pezzetto di muro di uno di Roma, un pezzetto e dopo quella scossa ci sono stati dei danni pure a casa mia: all’ingresso, un po’ di sopra… ma quello è stato tremendo! La montagna Monte Bove sembrava coperta co’ la nebbia. Io non ho avuto poi tutta questa paura. M’hanno fatto tornare indietro, non so andato a casa né a fare colazione né a lavarmi: niente. Poi è arrivata la Forestale, sono arrivati i Carabinieri e ci hanno portato via, perché sennò bisognava venirci a prendere con l’elicottero perché la strada s’è rovinata, e non si può passare più. Ci hanno portate via. E dopo laggiù in paese, dove vai, dove non vai… abbiamo deciso con le figlie, andiamo da un’amica che ha un agriturismo: adesso intanto in autonoma sistemazione, poi vedremo. Siamo andati ad Offagna, vicino Ancona, però l’autonoma sistemazione era poca cosa, specialmente a loro davano poco, e i soldi non ci bastavano per pagare l’affitto e tutto il resto, e allora siamo andati in una struttura a Porto Recanati dove stavano tutti quanti. Io sono andato lì, una figlia è andata da certi amici, e l’altra figlia è andata in un’altra struttura a Porto Potenza. Si stava anche discretamente, ma quelle casette con una tavoletta così sottile, dentro era umida e fredda: c’erano dei riscaldamenti, però insomma… non era un granché. Questa figlia (Monica Pierdomenico) che era andata al Natural Village a Porto Potenza, mi chiese se volevo spostarmi in quella struttura così avrei guardato il suo cane [Poldo], perché lei insegna, ed altrimenti doveva rimanere chiuso tutto il giorno dentro la casetta… Così sono andato laggiù, e si stava meglio! Le casette erano più isolate, riscaldate meglio, c’era più isolante e non solo la tavoletta di legno, si mangiava meglio. Devo dire che sono stato meglio benissimo: lì non mi posso proprio lamentare. Certo, non stavo a casa mia! Come Ulisse: «Ma né Calipso a me, né Circe il core Piegava mai; ché di dolcezza tutto La patria avanza» ² … sempre con la nostalgia di tornare a casa, però si stava bene, si stava benissimo. A maggio però ci hanno mandato via perché arrivava il turismo: all’ultimo di maggio ci hanno mandato fuori. A giugno sono andato da un amico a Montecassiano, ho ripreso l’autonoma sistemazione, ma è arrivato quel caldo forte e io non ce la facevo più. Un po’ m’è preso il mal di gola, un po’ ce siamo separati tutti: al Natural Village c’erano una comunità de Visso, di Ussita, insomma tutti compaesani, tutti ci conoscevamo e quindi stavamo discretamente di morale. Non è che io mi son buttato giù tanto di morale, però quando siamo dovuti andare chi da una parte chi da un’altra, un po’ in quel momento ne abbiamo risentito. Un po’ questo, un po’ il forte caldo, un po’ il mal di gola, sono andato giù e m’è toccato scappar via, non ce l’ho fatta a star lì. Ci sono stato il mese di giugno fino ai primi di luglio, poi tornavo a Montecassiano, poi sono stato da un mio amico che aveva trovato una casetta in affitto a Tempori, ho dormito una settimana da lui, poi sono ritornato giù e poi ho cercato una casa per me, ma ad Ussita non sono riuscito a trovarla e alla fine l’ho trovata a Cupi [fraz. di Visso], è dal 18 agosto che sto qui a Cupi. Anche qui la gente è poca, però almeno è un paesetto, l’aria è l’aria mia perché il paesetto mio, Casali, sta a 1.100 metri e qui a 1.000 metri… quasi ci siamo… Adesso stiamo aspettando queste casette, però ci sono persone che hanno subito tanto moralmente, le incontri e ti si mettono a piangere, la gente che… capito? Che ti devo dire… Io penso che dovrebbe essere una prova, uno la dovrebbe accettare come… io so un po’ religioso… come una prova, deve accettarla e poi non si deve attaccare tanto alle cose terrene, perché le cose terrene… Io avevo mia moglie non ce l’ho più, avevo casa ed è un po’ è danneggiata, un po’ per la strada [che porta a Casali di Ussita che è in parte franata] e non ci posso andare, le fatiche mie l’ho spese tutte sulla casa e adesso mi tocca a star qui in una casetta in affitto: allora è inutile che ci attacchiamo alle cose terrene, è inutile. Anche il cavalier Marino che dicevano era scomunicato, scriveva: «Chi lagrimar non vuol, né vuol dolersi, ad oggetti immortali alzi il desio» ³ Dante dice: «E qual è quei che volontieri acquista, e giugne 'l tempo che perder lo face, che 'n tutti suoi pensier piange e s'attrista» ⁴ Le cose terrene prima o poi ti vengono a mancare, non c’è niente da fare: ti vengono a mancare e arriva la disperazione. Se non abbiamo un po’ di speranza per il domani… eh, io ho scritto pure una poesia alla speranza. Se uno non c’ha la speranza… «Io ti prego però su questi monti che ritrovi me stesso mio Signore perché un giorno noi far dobbiamo i conti del mi nulla quaggiù del mio pudore se dissetarmi vò sulle tue fonti poi spesso inciampo e cado in tale errore tu dammi la forza e la costanza a ripigliar speranza» ⁵ Se non abbiamo, la speranza siamo dei disperati. Il contrario della speranza è la disperazione, non c’è niente da fare, allora bisogna che noi… come diceva Socrate: se uno non si distacca dalle cose terrene prima di morire, dopo lo spirito non si distacca più, rimane a girare attorno ai monumenti. Allora dalle cose terrene bisogna distaccarsi prima. Sant’Agostino dice che l’uomo quando conosce se stesso, si accorge che è un essere unico, la posizione sua è unica, la posizione dell’uomo è unica. Ci stanno sopra le cose celesti, le cose spirituali e di sotto le cose materiali: l’uomo è materia e spirito, tutte e due le cose insieme. Solo l’uomo! Allora le cose materiali vanno usate, non vanno amate, dice Sant’Agostino, l’amore bisogna riservarlo per le cose spirituali e se noi ci riusciamo piano piano a distaccarci, andiamo verso la felicità eterna, sennò rimaniamo a piangere: adesso mi si perde questo, adesso mi manca quell’altro, adesso mi si rompe questo, non ritrovo quest’altro… E così se noi riusciamo a prender il terremoto come una prova… il Padreterno ha sempre mandato le prove, non è vero? A quelli che gli sono stati più vicini, gli apostoli, non è che ha riservato una vita tanto tanto piacevole, non è vero? No, non credo perché sono morti tutti martiri… Eh eh eh. Quindi noi non possiamo pretendere di avere una vita… perché poi le cose piacevoli della vita, sono cose che il piacere dura poco, è inutile che andiamo appresso al piacere. Allora la felicità bisogna cercarla sulla strada giusta. Come dice Plotino: «La felicità si acquista mediante la conoscenza e l’amore dell’unico e vero Dio»⁶. Allora siamo contenti, non ce ne importa niente del terremoto, di casa, di questo e di quell’altro, niente. Incomincia qui la felicità, la tranquillità, la serenità. Intervista video Note: ¹ Divina Commedia, Inferno, Dante Alighieri, Canto quinto, 121 ² Odissea, Omero, libro IX, 40 ³ L'Adone, cavalier Marino, canto XIX, 234 ⁴ Divina Commedia, Inferno Dante Alighieri, Canto primo, 55 ⁵ Renato Marziali ⁶ Plotino, fonte sconosciuta
2 Comments
Februa Regnicoli
25/1/2018 07:15:22 am
Bellissima riflessione,molto profonda.
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Nessuno
26/2/2018 05:24:13 pm
Non so se il terremoto sia più un Inferno o una Odissea, in entrambi i casi si narra di un viaggio, di spostamenti, di un percorso interiore. Nella saggezza delle parole di Renato c'è un insegnamento profondo per tutti: terremotati nella casa o terremotati nell'animo. Bellissima testimonianza. Grazie.
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