Mario Troiani [26], Visso, 19 novembre 2017 Sono Mario Troiani, ho 26 anni e vivo qui a Visso. La scossa del 24 agosto è stata molto forte e ci ha svegliato durante la notte, erano le tre, ed a causa del grande spavento siamo usciti tutti dalle nostre case. È stata una scossa di terremoto inaspettata, che è arrivata all’improvviso: in seguito sembrava la situazione stesse tornando alla normalità e invece da lì è iniziato un lung calvario che dura ancora oggi. Dopo quella scossa del 24 agosto, siamo stati accampati, nelle tende, sotto casa mia insieme ad altri amici e ci siamo rimasti fino ad ottobre, poco prima dell’altra scossa [26 ottobre]: avevamo trovato il coraggio di tornare nelle nostre case da una settimana e siamo dovuti uscire subito. Da quel momento, fatta quella scossa di ottobre, c’è stata un’altra scossa il 30 che ha costretto i sindaci e l’intera popolazione ad andare via da queste zone, e giustamente perché è stata una cosa molto grande: siamo stati proprio costretti ad andarcene. Io e la mia famiglia abbiamo alloggiato una settimana o due al mare, ma era un sacrificio più grande che stare, come adesso, dentro una roulotte, perché la strada per tornare quassù era tanta… noi abbiamo un’azienda agricola, le bestie hanno bisogno di essere guardate ed accudite tutto il giorno e in qualsiasi ora, quindi non ci permetteva, stando lontano da qui, di poter fare nient’altro. Nel frattempo tra il 26 e il 30 [ottobre] avevamo comprato una roulotte, e così all’inizio ci fermavamo un giorno sì e uno no, infine ci siamo trasferiti tutti definitivamente qua: all’inizio eravamo in cinque all’interno di una sola roulotte da quattro, poi degli amici tramite altri mi hanno messo in contatto con un’associazione di Mirandola che si chiama “Uniti non tremiamo” che hanno subito chiesto quali erano le nostre necessità, cosa potevano fare per aiutarci, e mi hanno donato questo camper, in comodato d’uso, e che finché mi serve lo posso tenere, poi glielo restituisco. Ci hanno dato questo camper che ci ha permesso di restare qui, di rimanere ad accudire i nostri animali e non lasciare i posti che amiamo, perché io da qui per esempio non voglio proprio andarmene. Siamo restati qui e siamo in attesa delle casette. Noi come allevatori avevamo diritto ad un modulo abitativo per allevatori [MAPRE] che era un container, e che però non davano: dicevano che sarebbero dovuti arrivare prima delle casette, però quando venivano i controlli, quelli della Regione ti dicevano che ci sarebbe voluto lo stesso tempo delle casette ed allora ci abbiamo rinunciato, e rinunciando… siamo rimasti un anno e più dentro al camper e alla roulotte, mentre erano sufficienti due mesi per costruire un MAPRE. Ora siamo in attesa della casetta che a breve, le prime venti dovrebbero essere consegnate a giorni, e noi dovremmo essere tra le prime venti… quindi forse tra un po’ riusciamo ad entrare all’interno della casetta. Stando in roulotte la vita non è come è sempre: devi alzarti ed uscire fuori di notte per andare in bagno, mangi tutti insieme… fortunatamente noi abbiamo la struttura del campo sportivo, gli spogliatoi, dopo possiamo andare a lavare, a lavarci, mangiare insieme a tutti gli altri che sono insieme qui a noi… Se avessimo dovuto fare tutte queste cose dentro una roulotte sarebbe stato impensabile, già cucinare, andare in bagno, tutte queste cose era impossibile farle, si sta male già soltanto a dormirci quindi… è così… Qui l’inverno è stato… c’è stata una grande nevicata, c’è stato un metro e mezzo di neve, ma la neve è stata quasi meglio dell’estate perché col freddo la neve isolava pure un po’ gli spifferi del camper e delle roulotte, ti coprivi un po’ di più e dentro al camper stavi bene uguale; l’estate invece, se uno voleva andare a fare una dormita pomeridiana, o qualsiasi qualcosa, era come un forno, dentro la roulotte era impossibile, alle 7 ti dovevi svegliare perché qui la notte fa freddo, anche d’estate, quindi un pochetto accendi la stufa, poi arriva il sole che alle 7 ti svegliava perché qua dentro era troppo caldo, e siamo… siamo dovuti andare… alcuni avevano messo le sdraie sotto al ponte per stare più freschi o dentro gli spogliatoi da calcio. I camper e le roulotte ci hanno salvato la vita diciamo, tra virgolette, c’hanno permesso di restare qua e ci hanno permesso anche tutto il resto, però è sempre un sacrificio che abbiamo fatto proprio per rimanere. Anche se era una nostra scelta non andare al mare e restare qui. La vita nella comunità… All’inizio c’è stato di grande aiuto vivere tutti insieme, cioè non ti permetteva de pensare: un po’ tra amici, qualche partita a carte, un po’ de vino, le cene insieme. Poi è iniziato a degenerare un po’ questo rapporto perché per stanchezza un po’ di tutti, non è che… Ad ognuno manca i propri spazi, perché sei costretto a vivere con altre persone… Non è che non va bene come stiamo, siamo diventati come una grande famiglia, però hanno iniziato delle situazioni un po’… tipo di litigi, per le cavolate… Te lo porta proprio lo stress della situazione, non è per cattiveria o altro, però nonostante questo stiamo qui ancora e ci facciamo forza ancora l’un l’altro e cerchiamo di andare avanti. Ci prendiamo in giro su chi andrà prima nelle casette, così… c’è Sasha poveretto che lo martorizziamo eh eh… e niente… questo qua. Video intervista
0 Comments
Leave a Reply. |